sabato 21 gennaio 2012

Un epitaffio per Carlo Fruttero

Ricordando Carlo Fruttero, scomparso nel 2012, Massimo Gramellini scrive su La Stampa:

Dal giorno in cui me lo ha insegnato, applico ai miei testi il famoso emendamento Fruttero: «Nel dubbio, togli. Togli sempre. Cominciando dagli aggettivi». 
Togliere ogni peso superfluo alle parole, alle relazioni umane e ai pensieri era il suo modo di essere leggero rimanendo profondo. 









domenica 15 gennaio 2012

Turpiloquio

... ma vaff... testa di c..., potevi dirmelo che quello str... aveva spostato la verifica, e adesso che c... faccio
e che min... ne so, lo sai che quello è un pezzo di m...
porcodd..  lui è un pezzo di m... ma tu sei come lui  ... ecc. ecc.


Se qualcuno non crede alla veridicità di questo dialogo provi a viaggiare sugli autobus che la mattina portano gli studenti verso le loro scuole. 
Se aggiungiamo il fatto che questo fenomeno non riguarda solo certi giovani (sicuramente non tutti!), che nascondono la loro pigrizia e la loro ignoranza dietro un apparente anticonformismo linguistico, ma anche molti genitori che si illudono in questo modo di essere vicini ai giovani, il preoccupante panorama è completo.

Molto si potrebbe dire a proposito di questo modo di esprimersi, ma credo che nessun commento possa essere più acuto di quello espresso dal giornalista Michele Serra:

Il turpiloquio dilagante preoccupa non perché sia osceno, ma perché
è banale, stucchevole, e rivela una paurosa involuzione della lingua.
Se le parolacce si aggiungessero a un lessico ricco e fantasioso
non mi darebbero eccessivo fastidio. Il problema è che ogni parolaccia
dà la netta impressione di prendere il posto di concetti, ragionamenti,
frasi che comporterebbero sapienza e fatica. Le parolacce sono
comode, segno di pigrizia più che di maleducazione, di ignoranza
più che di trasgressione.



giovedì 12 gennaio 2012

Solletico e virgolette

Se nel discorso scritto le virgolette, utilizzate con parsimonia e in modo opportuno, possono essere indispensabili, nel discorso orale possono essere facilmente espresse con il tono della voce, l'espressione del viso, un'opportuna scelta dei termini. A mio modesto avviso non c'è proprio bisogno di simboleggiarle agitando freneticamente l'indice e il medio con le mani a mezz'aria, come se si volesse far solletico a qualcuno. Recentemente ho assistito a un'esibizione di questo genere:

Ho visto Giorgio al bar con la sua (mani a mezz'aria, dita a uncino) collega. Lui sostiene che è semplicemente (dita a uncino, come sopra) un'amica, ma non credo proprio che sua moglie sarebbe  (dita a uncino, come sopra) d'accordo...


A meno che l'interlocutore non sia completamente tonto... non mi pare che ci sia bisogno di agitare tanto le dita!