venerdì 10 giugno 2011

Difendiamo anche il francese!

I vol-au-vent, scodellini di pasta sfoglia riempiti con prelibatezze varie, figurano spesso nel menu dei ristoranti di provincia. E spesso la lettura del menu provoca un sorriso, visto che pochi sono i ristoratori che si preoccupano di indagare sulla grafia di questo termine. Ecco che ci vengono proposti vol-ovan, vulvan, vul-vent, volvant e.. via fantasticando.
D'altra parte, nelle vetrine dei negozi, il roquefort diventa talvolta rokfor, una brioche diventa briosc... per non parlare della crema chantilly, a proposito della quale la creatività grafica non conosce limiti, visto che recentemente ho incontrato una scintillì! Eppure basterebbe un banale vocabolario...

sabato 4 giugno 2011

Accademia della Crusca oppure Hdemia dll Kruska?


Il servizio per la trasmissione di brevi messaggi (Short message service, il cui acronimo SMS è ormai universalmente usato per indicare i messaggi stessi), è diventato strumento fondamentale di comunicazione: sono miliardi i "messaggini" che ogni giorno in tutto il mondo volano da un'antenna all'altra spesso semplificando, talvolta complicando, la nostra vita quotidiana. Si sono ormai stabilite convenzioni, più o meno uniformemente accettate, che consentono di scrivere gli SMS con abbreviazioni. Diffusissimo, per esempio, l'usare k al posto di ch, o eliminare le vocali. Ma la pigrizia e l'abitudine portano a perversi risultati, sicchè anche al di fuori del mondo dei messaggini, per esempio nei forum o nei blog presenti su internet, si possono leggere espressioni come queste:

kualkunaltro rspndera

nn kredo ke la vedro, ma semai gli diro di nn venire

x kosa mi ai tel?

A questo punto non si può evitare di sentire un'immensa tenerezza per quegli indomiti difensori della purezza della nostra lingua, i quali (giustamente!) chiamano "pagina d'entrata" la "home page" dell'Accademia della Crusca (in attesa che qualcuno la ribattezzi Hdemia dll Kruska).

mercoledì 1 giugno 2011

Utilità del latino

L'agenzia di informazioni swissinfo.ch ha diffuso questo articolo, che riporto  in sintesi:

«Il latino è un valore-rifugio»

di Andrea Clementi, swissinfo.ch

 Una vera mobilitazione popolare (17.003 firme raccolte in un mese e mezzo), ha convinto il governo ginevrino a tornare sui suoi passi: la presenza del latino nei programmi scolastici non sarà indebolita.
 Il comitato promotore della petizione ha raccolto consensi anche oltre i confini cantonali: le adesioni, grazie a un'attiva campagna condotta in Internet e su Facebook, sono infatti giunte pure dalla Svizzera germanofona e dal Ticino. L'esito insperato dell'azione di sostegno – i promotori miravano a 10.000 firme – ha quindi convinto il governo ad modificare il progetto.
«Il risultato ottenuto ha stupito noi per primi: ci siamo resi conto che per molte persone il latino è come l'oro, cioè un valore-rifugio. Una parte importante della popolazione ritiene infatti questa lingua un punto di riferimento», rileva Claude Antonioli, docente di latino al Liceo Rousseau di Ginevra.
«Più che una lingua morta, il latino va considerato una lingua madre. Studiandolo, l'allievo acquisisce una prospettiva storica, culturale e nel contempo riesce a comprendere meglio le basi linguistiche e grammaticali della sua lingua», sottolinea Andrea Jahn, vice-presidente dell'Associazione svizzera dei filologi classici nonché professore di latino al Liceo di Lugano.
Andrea Jahn ricorda poi che «in un mondo come quello attuale, caratterizzato da esigenze di tipo tecnico ed economico, occuparsi in maniera approfondita della traduzione contribuisce certamente a migliorare la padronanza della lingua di arrivo».
Claude Antonioli aggiunge: «Il grande pregio dello studio delle lingue antiche come il greco e il latino è l'aspetto… avventuroso. Occuparsene significa infatti interrogarsi di continuo in merito al senso di una parola, alla sua posizione nella frase, alla migliore traduzione. La persona è quindi obbligata a prendere costantemente delle decisioni, ciò che costituisce un sicuro vantaggio nel percorso formativo».
Continua Jahn: «il latino è una materia che educa al rigore, alla costanza e alla formalizzazione del pensiero. Si tratta di qualità sicuramente apprezzate sul mercato attuale del lavoro, anche se ovviamente il latino non costituisce l'unico criterio per l'assegnazione di un impiego».
In merito al concetto di utilità, Jahn osserva: «Molto dipende da come definiamo ciò che "utile". Sono convinto che insegnando materie "inutili" – come le lingue antiche, la letteratura, le arti – si trasmettono conoscenze e una disciplina mentale che risulteranno preziose anche nel mondo moderno, tecnologico e produttivo».
«Quello che abbiamo difeso e che difendiamo – conclude Antonioli – non è certo un privilegio di classe, bensì l'opportunità per tutti gli allievi di riflettere in una dimensione diversa, in cui possono prendersi un po' più di tempo per pensare».